Star Wars: Il (non) risveglio della Forza


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Piccola ma sentita premessa: complimenti vivissimi al pezzo di alunno Proserpio sul medesimo film che mi accingo a commentare. Sul medesimo oggetto, non sono in grado di realizzare righe così approfondite quali quelle digitate dal bravissimo aP ma cercherò di esporre brevemente un mio giudizio – molto di pancia – sul film.
Parto da un link. Parere personalissimo ma il sommo Ortolani ha davvero recensito come meglio non si potrebbe quello che è, a tutti gli effetti (come recentemente ammesso dallo stesso J.J. Abrams), un remake.

Un remake, aggiungo io, pedante, per nulla fantasioso e sicuramente molto eterodiretto da chi ha conquistato il brand. Fino a qui, tutto sommato, non vi sarebbe alcunché di male. Il mondo della settima arte è colmo di prequel/sequel/reboot/spin-off/remake non riusciti (eufemismo). Abrams, la cui vena creativa è nata&morta con le sei stagioni dell’inarrivabile “Lost”, pungolato, forse nemmeno troppo, da mamma Disney, ha concepito una pellicola rivolta essenzialmente ai fan…dell’ultima ora. Elemento questo che, ben prima dell’uscita, aveva attirato gli strali del padre originale della saga (che, almeno su questo punto, non mi pare abbia mai ritrattato, a differenza della battuta sugli schiavisti bianchi).
Il titolo del film è certo attraente, esattamente come lo erano i vari teaser e trailer le cui uscite venivano accuratamente centellinate nei mesi e nelle settimane precedenti l’ormai celeberrimo 16 dicembre 2015. Ma, a conti fatti, cosa dovrebbe essersi risvegliato nelle circa due ore della pellicola? Non certo la Forza, dai, siamo seri! Al limite la vena critica dei fan dei tempi non sospetti. Probabilmente si sono (ri)svegliati i vertici della Disney, a cui non sarà sembrato vero poter finalmente guadagnare fantastiliardi anche dalla gallinona dalle uova dorate che è, e sempre sarà, il magico brand di Star Wars, conquistando con millemila copie l’agone delle sale cinematografiche di tutto il globo. Ma invadendo tutto il pianeta con cosa in fondo? Con una pellicola live-action che più Disney di così si muore! Dotata di personaggi dai costumi indubbiamente cool (esclusa Nonna Papera-Leia con il suo look da casalinga pantofolaia), character pronti a esser venduti attraverso ogni genere di merchandising, così come i mezzi, le armi e le basi; di attori giovani(listi) e, in taluni casi, alquanto bambineschi, e di bestie aliene al posto dei classici cani e gatti di casa nostra; di morti e ammazzamenti mai posti in primo piano quando presenti (ma ben poco presenti, ovviamente! È un film per famiglie, suvvia, che pretendete? Che il minaccioso Capitan Phasma si comporti come un militare in tempo di guerra?!), ecc. ecc.
È indubbiamente questo macro-aspetto, che temevo dal momento dell’acquisizione della Lucasfilm da parte della casa dei topi&paperi, che mi ha enormemente deluso. Quella che era una saga di fantascienza magica, con innegabili aspetti adulti e connotati western, basata certo su guerre, appunto, stellari ma anche, se non soprattutto, sull’evoluzione di vicende e rapporti famigliari “disfunzionali”, è stata fatta rientrare nel ben più sicuro alveo del bianco vs. nero, del buono vs. cattivo, del manicheismo più sciocco, banale e stucchevole, da dare in pasto al pubblico più facile da catturare e intrinsecamente ignorante mai esistito. Poveri believer della saga, già feriti quasi a morte dall’inutile trilogia di fine ‘90/inizio ’00, dominata dal verbo degli effetti speciali, croce&delizia e vera grande ossessione di papà Lucas.
Ci rifaremo con i prossimi due capitoli? Ne dubito fortemente. Forse con lo spin-off “Rogue One: A Star Wars Story”? Macché. Con i nuovi episodi delle serie cartoonesca dal freddo 3D? Giammai! No, forse con questo.

Anche se vedere C3P0 e, soprattutto, Yoda impegnati in danze più o meno osé può far raggelare il sangue e sembrare un poco blasfemo, coraggio! È pur sempre un prodotto dedicato a Star Wars e, a vederne i vari filmati, realizzato con una discreta cura estetica.
A questo punto avrei voluto inserire alcune righe di tema più generale su Hollywood e le sue produzioni, ispirato dal pezzo di alunno Proserpio, ma mi dilungherei troppo. Lancio solo un sasso nello stagno delle nostre sempre interessanti discussioni: di questa Hollywood che, da almeno 25 anni, non produce praticamente più opere seriali originali, cosa vogliamo dire? Di veramente valido e innovativo cosa è stato prodotto, a livello seriale, negli ultimi anni a L.A. e dintorni? Sui due piedi mi viene in mente solo “Prometheus”, guarda caso un’opera cinematografica realizzata da un regista e produttore con le iniziali maiuscole, Ridley Scott.
Appunto conclusivo. Nessuna vena polemica, ci mancherebbe, ma dissento da AP su un punto (meglio, su una singola frase) della sua bellissima recensione: “Adam Driver si impone per carisma su qualunque cattivo mai apparso in una delle saghe stellari”. Se giudichiamo il personaggio dal punto di vista della coolness, potrei essere d’accordo. Pur nella sostanziale linea minimal della divisa (tunica, cappuccio, maschera e guanti neri più – gran figata – la spada cruciforme), il villain colpisce, poco ma sicuro, basta vedere la quantità smisurata di gadget a lui dedicata a differenza di tutti gli altri nuovi character introdotti. Ma se andiamo oltre il lato prettamente visivo, cosa resta di questo cattivo? Nulla o quasi. L’ennesimo personaggio dai conflitti interiori (molto superficialmente illustrati, almeno per ora), impregnato di complesso edipico (non solo verso il padre ma, ipotizzo, anche nei confronti della madre-mummia), un altro bambino capriccioso imprigionato in un corpo d’adulto. Ditemi se non è puro umorismo involontario, giustamente sottolineato dal citato Ortolani, la scena in cui Kylo fa a pezzi alcuni monitor dopo aver ricevuto brutte notizie da un soldato del First Order! Un momento che sarebbe degno di una parodia del “Saturday Night Live”, tanto che scommetto non mancherà nel prossimo nuovo capitolo di “Space Balls”.
Chiudo come ho iniziato, con il grandissimo Leo Ortolani ancora su Star Wars.


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